Italie

Loi du 15 décembre 1999, no 482

Règles en matière de protection
des minorités linguistiques historiques

(Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche)

La version française de la loi du 15 décembre 1999, no 482, intitulée «Règles en matière de protection et de défense des minorités linguistiques historiques», est traduite par Tina Célestin à partir du texte italien Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche. La présente version française n'a qu'une valeur informative. La loi parle de «minorité linguistique reconnue» par l'État italien ("minoranza linguistica riconosciuta") pour douze langues: l'albanais, le catalan, l'allemand, le grec, le slovène, le croate, le français, le franco-provençal, le frioulan, le ladin, l'occitan et le sarde. Cette loi nationale est complétée par le Décret du président de la République du 2 mai 2001, no 345, portant sur les règles de protection des minorités linguistiques historiques: c'est en quelque sorte le Règlement d'application de la loi du 15 décembre 1999, no 482.

Legge 15 Dicembre 1999, n. 482

Norme in materia di tutela
delle minoranze linguistiche storiche

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 297 del 20 dicembre 1999

Articolo 1.

1)
La lingua ufficiale della Repubblica é l'italiano.

2) La Repubblica, che valorizza il patrimonio linguistico e culturale della lingua italiana, promuove altresí la valorizzazione delle lingue e delle culture tutelate dalla presente legge.

Articolo 2.

In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.

Articolo 3.

1)
La delimitazione dell'ambito territoriale e subcomunale in cui si applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche previste dalla presente legge é adottata dal consiglio provinciale, sentiti i comuni interessati, su richiesta di almeno il quindici per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali e residenti nei comuni stessi, ovvero di un terzo dei consiglieri comunali dei medesimi comuni.

2) Nel caso in cui non sussista alcuna delle due condizioni di cui al comma 1 e qualora sul territorio comunale insista comunque una minoranza linguistica ricompresa nell'elenco di cui all'articolo 2, il procedimento inizia qualora si pronunci fa vorevolmente la popolazione residente, attraverso apposita consultazione promossa dai soggetti aventi titolo e con le modalità previste dai rispettivi statuti e regolamenti comunali.

3) Quando le minoranze linguistiche di cui all'articolo 2 si trovano distribuite su territori provinciali o regionali diversi, esse possono costituire organismi di coordinamento e di proposta, che gli enti locali interessati hanno facoltà di riconoscere.

Articolo 4.

1)
Nelle scuole materne dei comuni di cui all'articolo 3, l'educazione linguistica prevede, accanto all'uso della lingua italiana, anche l'uso della lingua della minoranza per lo svolgimento delle attività educative. Nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di primo grado é previsto l'uso anche della lingua della minoranza come strumento di insegnamento.

2) Le istituzioni scolastiche elementari e secondarie di primo grado, in conformità a quanto previsto dall'articolo 3, comma 1, della presente legge, nell'esercizio dell'autonomia organizzativa e didattica di cui all'articolo 21, commi 8 e 9, della legge 15 marzo 1997, n. 59, nei limiti dell'orario curriculare complessivo definito a livello nazionale e nel rispetto dei complessivi obblighi di servizio dei docenti previsti dai contratti collettivi, al fine di assicurare l'apprendimento della lingua della minoranza, deliberano, anche sulla base delle richieste dei genitori degli alunni, le modalità di svolgimento delle attività di insegnamento della lingua e delle tradizioni culturali delle comunità locali, stabilendone i tempi e le metodologie, nonché stabilendo i criteri di valutazione degli alunni e le modalità di impiego di docenti qualificati.

3) Le medesime istituzioni scolastiche di cui al comma 2, ai sensi dell'articolo 21, comma 10, della legge 15 marzo 1997, n. 59, sia singolarmente sia in forma associata, possono realizzare ampliamenti dell'offerta formativa in favore degli adulti. Nell'esercizio dell'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di cui al citato articolo 21, comma 10, le istituzioni scolastiche adottano, anche attraverso forme associate, iniziative nel campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali degli appartenenti ad una minoranza linguistica riconosciuta ai sensi degli articoli 2 e 3 della presente legge e perseguono attività di formazione e aggiornamento degli insegnanti addetti alle medesime discipline. A tale scopo le istituzioni scolastiche possono stipulare convenzioni ai sensi dell'articolo 21, comma 12, della citata legge n. 59 del 1997.

4) Le iniziative previste dai commi 2 e 3 sono realizzate dalle medesime istituzioni scolastiche avvalendosi delle risorse umane a disposizione, della dotazione finanziaria attribuita ai sensi dell'articolo 21, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59, nonché delle risorse aggiuntive reperibili con convenzioni, prevedendo tra le priorità stabilite dal medesimo comma 5 quelle di cui alla presente legge. Nella ripartizione delle risorse di cui al citato comma 5 dell'articolo 21 della legge n. 59 del 1997, si tiene conto delle priorità aggiuntive di cui al presente comma.

5) Al momento della preiscrizione i genitori comunicano alla istituzione scolastica interessata se intendono avvalersi per i propri figli dell'insegnamento della lingua della minoranza.

Articolo 5.

1)
Il Ministro della pubblica istruzione, con propri decreti, indica i criteri generali per l'attuazione delle misure contenute nell'articolo 4 e puó promuovere e realizzare progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali degli appartenenti ad una minoranza linguistica riconosciuta ai sensi degli articoli 2 e 3 della presente legge. Per la realizzazione dei progetti é autorizzata la spesa di lire 2 miliardi annue a decorrere dall'anno 1999.

2) Gli schemi di decreto di cui al comma 1 sono trasmessi al Parlamento per l'acquisizione del parere delle competenti Commissioni permanenti, che possono esprimersi entro sessanta giorni.

Articolo 6.

Ai sensi degli articoli 6 e 8 della legge 19 novembre 1990, n. 341, le università delle regioni interessate, nell'ambito della loro autonomia e degli ordinari stanziamenti di bilancio, assumono ogni iniziativa, ivi compresa l'istituzione di corsi di lingua e cultura delle lingue di cui all'articolo 2, finalizzata ad agevolare la ricerca scientifica e le attività culturali e formative a sostegno delle finalità della presente legge.

Articolo 7.

1)
Nei comuni di cui all'articolo 3, i membri dei consigli comunali e degli altri organi a struttura collegiale dell'amministrazione possono usare, nell'attività degli organismi medesimi, la lingua ammessa a tutela.

2) La disposizione di cui al comma 1 si applica altresí ai consiglieri delle comunità montane, delle province e delle regioni, i cui territori ricomprendano comuni nei quali é riconosciuta la lingua ammessa a tutela, che complessivamente costituiscano almeno il 15 per cento della popolazione interessata.

3) Qualora uno o piú componenti degli organi collegiali di cui ai commi 1 e 2 dichiarino di non conoscere la lingua ammessa a tutela, deve essere garantita una immediata traduzione in lingua italiana.

4) Qualora gli atti destinati ad uso pubblico siano redatti nelle due lingue, producono effetti giuridici solo gli atti e le deliberazioni redatti in lingua italiana.

Articolo 8.

Nei comuni di cui all'articolo 3, il consiglio comunale puó provvedere, con oneri a carico del bilancio del comune stesso, in mancanza di altre risorse disponibili a questo fine, alla pubblicazione nella lingua ammessa a tutela di atti ufficiali dello Stato, delle regioni e degli enti locali nonché di enti pubblici non territoriali, fermo restando il valore legale esclusivo degli atti nel testo redatto in lingua italiana.

Articolo 9.

1)
Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 7, nei comuni di cui all'articolo 3 é consentito, negli uffici delle amministrazioni pubbliche, l'uso orale e scritto della lingua ammessa a tutela. Dall'applicazione del presente comma sono escluse le forze armate e le forze di polizia dello Stato.

2) Per rendere effettivo l'esercizio delle facoltà di cui al comma 1, le pubbliche amministrazioni provvedono, anche attraverso convenzioni con altri enti, a garantire la presenza di personale che sia in grado di rispondere alle richieste del pubblico usando la lingua ammessa a tutela. A tal fine é istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per gli affari regionali, un Fondo nazionale per la tutela delle minoranze linguistiche con una dotazione finanziaria annua di lire 9.800.000.000 a decorrere dal 1999. Tali risorse, da considerare quale limite massimo di spesa, sono ripartite annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentite le amministrazioni interessate.

3) Nei procedimenti davanti al giudice di pace é consentito l'uso della lingua ammessa a tutela. Restano ferme le disposizioni di cui all'articolo 109 del codice di procedura penale.

Articolo 10.

Nei comuni di cui all'articolo 3, in aggiunta ai toponimi ufficiali, i consigli comunali possono deliberare l'adozione di toponimi conformi alle tradizioni e agli usi locali.

Articolo 11.

1)
I cittadini che fanno parte di una minoranza linguistica riconosciuta ai sensi degli articoli 2 e 3 e residenti nei comuni di cui al medesimo articolo 3, i cognomi o i nomi dei quali siano stati modificati prima della data di entrata in vigore della presente legge o ai quali sia stato impedito in passato di apporre il nome di battesimo nella lingua della minoranza, hanno diritto di ottenere, sulla base di adeguata documentazione, il ripristino degli stessi in forma originaria. Il ripristino del cognome ha effetto anche per i discendenti degli interessati che non siano maggiorenni o che, se maggiorenni, abbiano prestato il loro consenso.

2) Nei casi di cui al comma 1 la domanda deve indicare il nome o il cognome che si intende assumere ed é presentata al sindaco del comune di residenza del richiedente, il quale provvede d'ufficio a trasmetterla al prefetto, corredandola di un estratto dell'atto di nascita. Il prefetto, qualora ricorrano i presupposti previsti dal comma 1, emana il decreto di ripristino del nome o del cognome. Per i membri della stessa famiglia il prefetto puó provvedere con un unico decreto. Nel caso di reiezione della domanda, il relativo provvedimento puó essere impugnato, entro trenta giorni dalla comunicazione, con ricorso al Ministro di grazia e giustizia, che decide previo parere del Consiglio di Stato. Il procedimento é esente da spese e deve essere concluso entro novanta giorni dalla richiesta.

3) Gli uffici dello stato civile dei comuni interessati provvedono alle annotazioni conseguenti all'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo. Tutti gli altri registri, tutti gli elenchi e ruoli nominativi sono rettificati d'ufficio dal comune e dalle altre amministrazioni competenti.

Articolo 12.

1)
Nella convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e nel conseguente contratto di servizio sono assicurate condizioni per la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza.

2) Le regioni interessate possono altresí stipulare apposite convenzioni con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo per trasmissioni giornalistiche o programmi nelle lingue ammesse a tutela, nell'ambito delle programmazioni radiofoniche e televisive regionali della medesima società concessionaria; per le stesse finalità le regioni possono stipulare appositi accordi con emittenti locali.

3) La tutela delle minoranze linguistiche nell'ambito del sistema delle comunicazioni di massa é di competenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di cui alla legge 31 luglio 1997, n. 249, fatte salve le funzioni di indirizzo della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

Articolo 13.

1)
Le regioni a statuto ordinario, nelle materie di loro competenza, adeguano la propria legislazione ai princípi stabiliti dalla presente legge, fatte salve le disposizioni legislative regionali vigenti che prevedano condizioni piú favorevoli per le minoranze linguistiche.

Articolo 14.

Nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio le regioni e le province in cui siano presenti i gruppi linguistici di cui all'articolo 2 nonché i comuni ricompresi nelle suddette province possono determinare, in base a criteri oggettivi, provvidenze per l'editoria, per gli organi di stampa e per le emittenti radiotelevisive a carattere privato che utilizzino una delle lingue ammesse a tutela, nonché per le associazioni riconosciute e radicate nel territorio che abbiano come finalità la salvaguardia delle minoranze linguistiche.

Articolo 15.

1)
Oltre a quanto previsto dagli articoli 5, comma 1, e 9, comma 2, le spese sostenute dagli enti locali per l'assolvimento degli obblighi derivanti dalla presente legge sono poste a carico del bilancio statale entro il limite massimo complessivo annuo di lire 8.700.000.000 a decorrere dal 1999.

2) L'iscrizione nei bilanci degli enti locali delle previsioni di spesa per le esigenze di cui al comma 1 é subordinata alla previa ripartizione delle risorse di cui al medesimo comma 1 tra gli enti locali interessati, da effettuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

3) L'erogazione delle somme ripartite ai sensi del comma 2 avviene sulla base di una appropriata rendicontazione, presentata dall'ente locale competente, con indicazione dei motivi dell'intervento e delle giustificazioni circa la congruità della spesa.

Articolo 16.

Le regioni e le province possono provvedere, a carico delle proprie disponibilità di bilancio, alla creazione di appositi istituti per la tutela delle tradizioni linguistiche e culturali delle popolazioni considerate dalla presente legge, ovvero favoriscono la costituzione di sezioni autonome delle istituzioni culturali locali già esistenti.

Articolo 17.

1)
Le norme regolamentari di attuazione della presente legge sono adottate entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della medesima, sentite le regioni interessate.

Articolo 18.

1)
Nelle regioni a statuto speciale l'applicazione delle disposizioni piú favorevoli previste dalla presente legge é disciplinata con norme di attuazione dei rispettivi statuti. Restano ferme le norme di tutela esistenti nelle medesime regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano.

2) Fino all'entrata in vigore delle norme di attuazione di cui al comma 1, nelle regioni a statuto speciale il cui ordinamento non preveda norme di tutela si applicano le disposizioni di cui alla presente legge.

Articolo 19.

1)
La Repubblica promuove, nei modi e nelle forme che saranno di caso in caso previsti in apposite convenzioni e perseguendo condizioni di reciprocità con gli Stati esteri, lo sviluppo delle lingue e delle culture di cui all'articolo 2 diffuse all'estero, nei casi in cui i cittadini delle relative comunità abbiano mantenuto e sviluppato l'identità socio-culturale e linguistica d'origine.

2) Il Ministero degli affari esteri promuove le opportune intese con altri Stati, al fine di assicurare condizioni favorevoli per le comunità di lingua italiana presenti sul loro territorio e di diffondere all'estero la lingua e la cultura italiane. La Repubblica favorisce la cooperazione transfrontaliera e interregionale anche nell'ambito dei programmi dell'Unione europea.

3) Il Governo presenta annualmente al Parlamento una relazione in merito allo sta to di attuazione degli adempimenti previsti dal presente articolo.

Articolo 20.

1)
All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in lire 20.500.000.000 a decorrere dal 1999, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1998-2000, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l'anno 1998, allo scopo parzialmente utilizzando, quanto a lire 18.500.000.000, l'accantonamento relativo alla Presidenza del Consiglio dei ministri e, quanto a lire 2.000.000.000, l'accantonamento relativo al Ministero della pubblica istruzione.

2) Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica é autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Loi du 15 décembre 1999, no 482

Règles en matière de protection
des minorités linguistiques historiques

Publiées dans le Journal officiel no 297 du 20 décembre 1999

Article 1er

1) La langue officielle de la République est l'italien.

2) La République, qui valorise le patrimoine linguistique et culturel de la langue italienne, fait la promotion et la valorisation des langues et des cultures protégées par la présente loi.

Article 2

En vertu de l'article 6 de la Constitution et en harmonie avec les principes généraux établis par les organisations européennes et internationales, la République protège la langue et la culture des populations albanaise, catalane, germanique, grecque, slovène et croate, et de celles qui parlent le français, le franco-provençal, le frioulan, le ladin, l'occitan et le sarde.

Article 3

1) La délimitation de l'espace territorial et municipal (de niveau inférieur), dans lequel s'appliquent les mesures de protection relatives aux minorités linguistiques et historiques prévues par la présente loi, est déterminée par le Conseil provincial. Celui-ci procède après consultation des municipalités intéressées, à la demande d'au moins 15 % des citoyens inscrits sur les listes électorales et résidant dans ces mêmes municipalités, ou d'un tiers des conseillers municipaux des ces mêmes municipalités.

2) Advenant qu’aucune des deux conditions mentionnées au paragraphe 1 ne soit remplie et que, sur le territoire municipal, il existe de toute façon une minorité linguistique faisant partie de la liste mentionnée à l'article 2, la procédure débute si la population résidente se prononce favorablement, à la suite d’une consultation appropriée entamée par les ayants droit et suivant les modalités prévues par les statuts et les règlements municipaux.

3) Lorsque les minorités linguistiques mentionnées à l'article 2 sont réparties sur des territoires provinciaux ou régionaux différents, elles peuvent créer des organismes de coordination et de consultation que les instances locales intéressées peuvent reconnaître.

Article 4

1) Dans les écoles maternelles des municipalités mentionnées à l'article 3, l'enseignement de la langue prévoit que, à côté de l'usage de la langue italienne, il y ait usage de la langue de la minorité pour le déroulement des activités pédagogiques. Dans les écoles primaires et les écoles secondaires de premier degré, il est prévu que la langue de la minorité devienne une matière d'enseignement.

2) Les établissements scolaires primaires et secondaires de premier degré, en conformité avec les dispositions du paragraphe 1 de l’article 3 de la présente loi, dans l'exercice de l'autonomie organisationnelle et didactique mentionnée aux paragraphes 8 et 9 de l'article 21, paragraphes 8 et 9 de la loi du 15 mars 1997, no 59, dans les limites de l'horaire global défini au plan national et dans le respect de toutes les obligations prévues dans les conventions collectives envers les enseignants, dans le but d'assurer l'apprentissage de la langue de la minorité, délibèrent, sur la base des demandes des parents, sur les modalités de déroulement des activités d'enseignement de la langue et des traditions culturelles des communautés locales, en vue d’établir les périodes de cours et les méthodes, en plus de fixer les critères d'évaluation des élèves et les modalités d'emploi des enseignants qualifiés.

3) Les mêmes établissements scolaires mentionnés au paragraphe 2 de l'article 21, au paragraphe 10 de la loi du 15 mars 1997, no 59, soit individuellement soit en se regroupant, peuvent bonifier l'offre de formation des adultes. Étant donné l'autonomie de recherche, d'expérimentation et de développement dont il est fait mention au paragraphe 10 de l'article 21, les institutions scolaires prennent, même à partir d’associations, des initiatives dans le domaine de l'étude des langues et des traditions culturelles des membres d’une minorité linguistique reconnue au sens des articles 2 et 3 de la présente loi. Ils organisent également des activités de formation et d'actualisation de la formation des enseignants préposés à ces disciplines. Dans ce but, les établissements scolaires peuvent énoncer des conventions au sens du paragraphe 12 de l'article 21 de ladite loi no 59 de 1997.

4) Les initiatives prévues par les paragraphes 2 et 3 sont réalisées par les mêmes établissements scolaires qui se prévalent des ressources humaines disponibles, du financement attribué au sens du paragraphe 5 de l'article 21 de la loi du 15 mars 1997, no 59, ainsi que des ressources additionnelles prévues dans les conventions, en prévoyant parmi les priorités établies par le même paragraphe 5 celles dont il est fait mention dans le présente loi. Dans la répartition des ressources dont il est fait mention dans ledit paragraphe 5 de l'article 21 de la loi no 59 de 1997, on doit tenir compte des priorités additionnelles mentionnées dans le présent paragraphe.

5) Au moment de la pré-inscription, les parents communiquent avec l'établissements scolaire intéressé, s'ils comptent se prévaloir pour leurs enfants de l'enseignement de la langue de la minorité.

Article 5

1) Le ministre de l'Instruction publique indique par décrets les critères généraux pour la mise en vigueur des mesures contenues à l'article 4, et peut promouvoir et réaliser les projets nationaux et locaux dans le domaine de l'étude des langues et des traditions culturelles des membres d’une minorité linguistique reconnue au sens des articles 2 et 3 de la présente loi. Pour la réalisation des projets, l’autorisation de dépenser deux milliards de lires par an à partir de 1999 est accordée.

2) Les projets de décrets dont il est fait mention au paragraphe 1 sont transmis au Parlement en vue d’obtenir l'avis des commissions permanentes compétentes, lesquelles peuvent s'exprimer dans les soixante jours.

Article 6

Conformément aux articles 6 et 8 de la loi du 19 novembre 1990, no 341, les universités des régions intéressées, en exerçant l'autonomie dont elles disposent et en faisant l'établissement régulier de leur budget, assument l'initiative nécessaire, y compris l'institution de cours de langue et de culture dans les langues mentionnées à l'article 2, pour favoriser la recherche scientifique ainsi que les activités culturelles et les activités de formation, ce qui permettra d’atteindre les objectifs visés par la présente loi.

Article 7

1) Dans les municipalités mentionnées à l'article 3, les membres des conseils de municipalité et des autres organismes de l'Administration dotées d’une structure collégiale peuvent utiliser, dans le cadre des activités de ces mêmes organismes, la langue concernée par les mesures de protection.

2) La disposition mentionnée au paragraphe 1 s'applique également aux conseillers des municipalités de montagne, des provinces et des régions, dont les territoires comprennent des municipalités dans lesquelles est reconnue la langue concernée par les mesures de protection, et qui dans l'ensemble constituent au moins 15 % de la population intéressée.

3) Dans l’éventualité où une ou plusieurs des composantes des organes collégiaux mentionnés aux paragraphes 1 et 2 déclareraient ne pas connaître la langue déclarée sous protection, une traduction immédiate dans la langue italienne devra être garantie.

4) Dans l’éventualité où les actes destinés à un usage public seraient rédigés dans les deux langues, seuls les actes et les délibérations rédigés en langue italienne seront valables sur le plan juridique.

Article 8

Dans les municipalités mentionnées à l'article 3, le conseil municipal peut se charger de l’application dans la langue déclarée sous protection des actes officiels de l’État, de ceux des régions et des instances locales ou publiques territoriales, si la municipalité assume les frais et que d’autres ressources ne sont disponibles. La valeur juridique exclusive des actes dans le texte rédigé en langue italienne demeurera alors la même.

Article 9

1) Exception faite des dispositions prévues à l'article 7, l'usage oral et écrit de la langue dans les municipalités ainsi que dans les bureaux de l'administration publique où s’applique l'article 3 est déclaré sous protection. De l'application du présent paragraphe sont exclues les forces armées et les forces de police de l'État.

2) Afin de rendre effectif l'exercice des dispositions prévues au paragraphe 1, les administrations publiques veilleront, également par des ententes avec d'autres instances, à garantir la présence de personnes qui soient en mesure de répondre aux demandes du public en utilisant la langue déclarée sous protection. À cette fin, il est institué, auprès de la présidence du Conseil des ministres, un département des Affaires régionales, un fonds national pour la protection des minorités linguistiques disposant d’un soutien financier annuel de 9,8 milliards de lires à partir de 1999. Ces ressources, qu'il faut considérer comme la limite maximale des dépenses possibles, sont réparties annuellement par décret du président du Conseil des ministres, après consultation des administrations intéressées.

3) Dans les procédures devant le juge de paix, l'usage de la langue déclarée sous protection est admis. Les dispositions mentionnées à l'article 109 du Code de procédure pénale demeurent inchangées.

Article 10

Dans les municipalités mentionnées à l'article 3, en plus des toponymes officiels, les conseils municipaux peuvent délibérer sur l'adoption de toponymes conformes aux traditions et aux usages locaux.

Article 11

1) Les citoyens, qui font partie d'une minorité linguistique reconnue au sens des articles 2 et 3 et qui résident dans les municipalités mentionnées dans le même article 3, dont les noms et les prénoms ont été modifiés avant la date d'entrée en vigueur de la présente loi ou à qui on a interdit dans le passé de déclarer le nom de baptême dans la langue de la minorité, ont le droit d'obtenir, à l'aide de documents pertinents, la reprise de ceux-ci dans la forme originelle. La reprise du nom de famille a effet également pour les descendants des personnes intéressées, pourvu qu'ils ne soient pas majeurs ou, s'ils sont majeurs, qu'ils aient donné leur consentement.

2) Au cas où, au paragraphe 1, la demande doit indiquer le prénom ou le nom qu'on entend assumer et où qu’elle est présentée au maire de la municipalité de résidence du requérant, celui-ci veille d'office à la transmettre au préfet avec un extrait de l'acte de naissance. Si les circonstances prévues au paragraphe 1 se présentent, le préfet émet le décret de reprise du prénom et du nom. Pour les membres de la même famille, le préfet peut émettre un seul décret. Advenant le rejet de la demande, la procédure relative peut être prise, dans les trente jours à partir du communiqué, avec recours en grâce et en justice auprès du Ministre, qui décide une fois obtenu l'avis du Conseil d'État. La procédure est gratuite et doit être conclue dans les 90 jours suivant la demande.

3) Les bureaux de l'état civil des municipalités intéressées voient aux annotations suivant la mise en vigueur des dispositions mentionnées au présent article. Tous les autres registres, toutes les autres listes et tous les rôles nominatifs sont rectifiés d'office par les municipalités et les autres administrations compétentes.

Article 12

1) Les conditions assurant la protection des minorités linguistiques dans les zones ou les espaces d'appartenance sont assurées, dans le cadre de l'entente entre le ministère des Communications et la société concessionnaire du service public radiotélévisé et dans le contrat de service subséquent.

2) Les régions intéressées peuvent également négocier des conventions adéquates avec la société concessionnaire du service public radiotélévisé pour des transmissions quotidiennes ou des programmes dans les langues déclarées sous protection, dans le cadre des programmations radiophoniques et télévisées régionales de la même société concessionnaire; pour ces mêmes raisons, les régions peuvent négocier des accords pertinents avec des sociétés qui émettent localement.

3) La protection des minorités linguistiques dans le domaine des communications de masse relève de la compétence des autorités relativement aux garanties dans les communications mentionnées à la loi du 31 juillet 1997, no 249, à l'exception des fonctions relevant des compétences de la Commission parlementaire pour l'adresse générale et la surveillance des services radiotélévisés.

Article 13

1) Les régions avec statut ordinaire, dans les matières de leur compétence, ajustent leur législation aux principes établis par la présente loi, à l'exception des dispositions législatives régionales en vigueur qui prévoient des conditions plus favorables pour les minorités linguistiques.

Article 14

Dans le cadre des disponibilités budgétaires, les régions et les provinces où sont présents les groupes linguistiques relevant de l'article 2 ainsi que les municipalités comprises dans lesdites provinces peuvent prévoir, sur la base de critères objectifs, des mesures pour l'édition, les organes de presse et les sociétés émettrices de programmes radiotélévisés à caractère privé et qui utilisent l’une des langues reconnues sous protection, ainsi que pour les associations reconnues et établies sur le territoire qui visent la sauvegarde des minorités linguistiques.

Article 15

1) À l’exception des dispositions prévues aux paragraphes 1 et 9, ainsi qu’au paragraphe 2 de l’article 5, les dépenses encourues par les instances locales pour l'exécution des obligations qui découlent de la présente loi sont mises à la charge du budget d'État à l'intérieur de la limite maximale, globale et annuelle, de 8,7 milliards de lires à partir de 1999.

2) L'inscription dans les budgets des instances locales des prévisions de dépenses pour satisfaire les exigences indiquées au paragraphe 1 est subordonnée à la répartition anticipée des ressources mentionnées au même paragraphe 1 entre les instances locales intéressées, et à la répartition à effectuer par décret du président du Conseil des ministres.

3) L'allocation des sommes réparties au sens du paragraphe 2 a lieu sur la base de la remise de rapports appropriés présentée par l'instance locale compétente, avec indication des motifs de l'intervention et des justifications concernant la congruité de la dépense.

Article 16

Les régions et les provinces peuvent veiller, en comptant sur leurs propres disponibilités budgétaires, à la création d'instituts dédiés à la protection des traditions linguistiques et culturelles des populations considérées par la présente loi, ou alors elles favorisent la constitution de sections autonomes des institutions culturelles locales déjà existantes.

Article 17

1) Les normes réglementaires de mise en vigueur de la présente loi sont adoptées dans les six mois à partir de la date d'entrée en vigueur de la même loi, après consultation avec les régions intéressées.

Article 18

1) Dans les régions à statut spécial, l'application des dispositions plus favorables prévues par la présente loi est soumise à des règles de mise en vigueur des différents statuts. Demeurent inchangées les règles de protection existantes dans les mêmes régions à statut spécial et dans les provinces autonomes de Trento et de Bolzano.

2) D'ici à l'entrée en vigueur des normes de protection mentionnées au paragraphe 1, dans les régions à statut spécial où la réglementation ne prévoit pas de règles de protection, les dispositions prévues dans la présente loi s'appliquent.

Article 19

1) Selon les moyens et les formes liées aux circonstances prévues dans les conventions établies, et en vue d’appliquer les conditions de réciprocité avec les États étrangers, la République fait la promotion du développement des langues et des cultures mentionnées à l'article 2, et diffusées à l'étranger, dans le cas où les membres des communautés minoritaires auraient maintenu et développé l'identité socioculturelle et linguistique d'origine.

2) Le ministère des Affaires étrangères fait la promotion d'ententes qui sont opportunes avec d'autres États, afin d'assurer à l'étranger des conditions favorables aux communautés de langue italienne présentes sur leur territoire et de diffuser à l'étranger la langue et la culture italiennes. La République favorise également, dans le cadre de l’Union européenne, la coopération au-delà des frontières ainsi que la coopération inter-régionale.

3) Le gouvernement présente annuellement au Parlement un rapport relatif à l'état de la mise en vigueur des dispositions prévues par le présent article.

Article 20

1) Pour faire face aux dépenses qui découlent de la mise en vigueur de la présente loi, évaluées à 20,5 milliards de lires à partir de 1999, on procédera à la réduction correspondante des projections de prévisions inscrites, aux fins du budget triennal 1998-2000, dans le cadre de l'unité prévisionnelle budgétaire de base de partie courante "Fonds spécial" à partir de l'état de prévision du ministère du Trésor, du Budget et de la Programmation économique pour l'année 1998; à ces fins, environ 18,5 milliards de lires proviendront du budget de la présidence du Conseil des ministres et, deux milliards, du budget du ministère de l'Instruction publique.

2) Le ministre du Trésor, du Budget et de la Programmation économique est autorisé à apporter avec ses propres décrets les variations de budget jugées nécessaires.

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